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Occuparsi della propria salute e sottoporsi a controlli periodici è una buona norma di prevenzione, ma per alcune persone la paura di ammalarsi può diventare una fissazione patologica, tanto da pregiudicare ogni altro aspetto della vita. L’ipocondria, infatti, è caratterizzata dal costante timore di non stare bene, ma quali sono le cause di questo disturbo? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Chiara Bastelli, psicologa e psicoterapeuta.

Ipocondria: come si definisce la paura delle malattie?

Prima di definire che cos’è e come si manifesta l’ipocondria, occorre fare chiarezza sul termine usato per identificarla. La dottoressa Bastelli spiega infatti che oggi questa parola non si utilizza più, in ambito clinico, dopo l’adozione della quinta edizione del DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). “Nel precedente DSM 4, gli individui affetti dall’autoconvincimento di soffrire di qualche importante malattia fisica erano detti ipocondriaci. Oggi, invece, nel DSM 5 si parla di disturbo da sintomi somatici, oppure si applica la categorizzazione di disturbo da ansia da malattia. Nel primo caso, la persona colpita manifesta importanti sintomi somatici, mentre nel secondo la preoccupazione per l’idea di essere malata non si accompagna a manifestazioni psicosomatiche”.

Quando si soffre di questi disturbi, continua l’intervistata, “ogni esame diagnostico, ogni alterazione fisica e ogni piccolo sintomo, per quanto trascurabile, indistinto e confuso, finiscono per essere fonte di tensioni, ansie e paure che spesso risultano incontrollabili. In un circolo vizioso, però, esse determinano sintomi che invece sono oggettivi e riscontrabili, come sudorazione, tachicardia e perdita del controllo. A volte, infatti, possono scatenarsi degli attacchi di panico originati dalle preoccupazioni di malattia”.

Quali sono i suoi sintomi?

L’ipocondria può avere un impatto piuttosto negativo sulla vita di chi ne soffre, perché, come spiega la psicologa, “nessuna rassicurazione medica è sufficiente, il pensiero per la propria salute diventa centrale, argomento continuo di conversazione e motivo di allarme, anche solo per aver sentito parlare di una malattia altrui. Questo causa forte e prolungato stress con ripercussioni anche importanti sul quotidiano: l’ipocondriaco espone la propria storia medica in maniera molto dettagliata e si aspetta trattamenti privilegiati al lavoro e in famiglia a causa di questa supposta malattia che i medici non riescono a riscontrare”. Una situazione delicata, quindi, difficile da gestire per chiunque abbia un rapporto abbastanza stretto con la persona che ne soffre.

disturbo da ansia delle malattie

In particolare, l’ipocondriaco può comportarsi in due modi diversi e opposti, come precisa l’intervistata. “Occorre precisare che il paziente affetto dal disturbo da ansia di malattia rientra in una delle due casistiche definite dal DSM 5”:

  • il Tipo richiedente l’assistenza, che ha un’attenzione eccessiva per il proprio corpo, frequenta abitualmente di ambulatori e ospedali, si sottopone a  continue e ripetute visite mediche i cui risultati rassicuranti, però, non riescono a ridurre la preoccupazione. Ogni esito negativo per l’ipocondriaco è solo il segnale che il proprio medico non è riuscito a individuare la vera causa del problema e quindi a restituire una cura adeguata; spesso i tentativi del medico di rassicurare il paziente in merito al decorso benigno della malattia diagnosticata, o agli esami diagnostici negativi, anziché rassicurare il soggetto che vive il disturbo da ansia di malattia, lo rendono ancora più preoccupato.
  • Il Tipo evitante l’assistenza, per cui evita accuratamente di frequentare e consultare i medici, perché teme di scoprire di essere malato. Così facendo, però, rischia di trascurarsi, a scapito della salute e della qualità della vita quotidiana.

Da cosa è causata la paura delle malattie?

cause ipocondria

Il disturbo da ansia da malattia non si manifesta nei bambini, e da questa considerazione si può partire per comprendere come si origina nell’adulto. Come spiega la psicologa, infatti, quando un bambino sta poco bene o ha dolore percepisce il sintomo a livello fisico, ma non ha la capacità di stabilire quanto sia grave, compito che spetta ai genitori. “Nell’ultimo Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali 5 si legge infatti che ‘la risposta dei genitori al sintomo è importante, in quanto ciò potrebbe determinare il livello di disagio associato al malessere”. Questo significa che il tipo di reazione dei genitori e il loro grado di preoccupazione, influenzano quelli del bambino e, in età adulta, il suo approccio alla malattia.

L’ipocondria insorge generalmente durante l’inizio dell’età adulta e solitamente diventa un disturbo cronico che, sebbene a fasi di intensità diverse, finisce per accompagnare la persona per tutta la vita. Il sentimento di vulnerabilità è dunque alla base di questa patologia, e deve essere la chiave attraverso la quale affrontare un percorso di psicoterapia. “Pare che fra le possibili cause dell’ipocondria possa esserci l’esperienza di una malattia grave, di un lutto, o di un evento traumatico vissuti nell’infanzia dal paziente o da un membro della sua famiglia. La persona che ne soffre costruisce la propria identità sull’idea di essere fragile, debole, esposta alle malattie. Ne consegue la necessità di controllare tutto, preoccupandosi costantemente, in alcuni casi anche del fatto che le proprie sensazioni corporee, o le sospette malattie, possano portare alla morte”.

sintomi ipocondria

Come aiutare chi soffre di ipocondria?

Preoccuparsi in modo eccessivo per la propria salute porta l’ipocondriaco a cercare in qualunque modo un parere medico che confermi i suoi dubbi, ma il paziente, sottolinea la dottoressa, “tende anche a cercare rassicurazione da familiari e amici, a evitare i luoghi affollati come cinema, teatri o ristoranti, per il timore di contrarre qualche malattia contagiosa. Questi aspetti diventano molto frustranti per chi ha a che fare con la persona ipocondriaca, e determinano incomprensioni e problemi relazionali che spesso peggiorano il quadro ansioso o depressivo che accompagna frequentemente, in comorbilità, sia il disturbo da sintomi somatici, sia il disturbo d’ansia da malattia. Per evitare effetti controproducenti, è bene che i familiari delle persone affette da questo disturbo si informino in maniera approfondita sulle manifestazioni della malattia, evitando quindi di arrabbiarsi, ridicolizzare o banalizzare le richieste di aiuto del loro congiunto, ma anche facendo attenzione a non impartire continue rassicurazioni in merito alla salute, in quanto da un lato possono far nascere una sorta di dipendenza dalle stesse, e dall’altra alla lunga possono risultare non più credibili e far sentire la persona ancora più impotente e vulnerabile”.

La dottoressa consiglia quindi di dedicarsi a interessi comuni, come “praticare uno sport insieme, o portare avanti progetti condivisi, per distrarre l’attenzione da malattie o sintomi, e convogliarla su attività utili, costruttive e ‘serotoninergiche’, per esempio delle camminate o dei giri in bicicletta, come anche prendersi cura di un animale.

Se poi l’ansia per le malattie avesse minato in modo pesante la relazione di coppia, consultare un terapeuta di coppia potrebbe essere di grande aiuto per una lettura relazionale del sintomo, così come un terapeuta individuale, interpellato dalla persona stessa, potrebbe parlare anche con i familiari per aiutarli a comprendere quali possano essere gli atteggiamenti utili a sostenere il loro congiunto durante il percorso terapeutico individuale finalizzato a permettergli di ridimensionare l’ansia e a consentirgli di vivere al meglio la propria vita”.

ipocondria terapia

Quali sono le terapie per questo disturbo?

Il trattamento dell’ipocondria, spiega la dottoressa Bastelli, indipendentemente dall’approccio utilizzato, serve a fare in modo che “il soggetto approfondisca la sua storia, per a trovare le cause che hanno originato il disturbo. Generalmente, la persona viene seguita da uno psicoterapeuta, per imparare a utilizzare tecniche respiratorie e di autorilassamento, come il Training Autogeno di Schultz o il rilassamento progressivo di Jacobson, per la riduzione dell’ansia; quindi il soggetto deve essere aiutato a modificare le credenze disfunzionali, affinché possa arrivare ad abbandonare l’idea di se stesso come individuo fragile e vulnerabile di fronte alle malattie. Tutta la terapia deve contribuire a modificare i comportamenti controproducenti e i modi di pensare e di interpretare le sensazioni fisiche del paziente, per interrompere l’espansione a macchia d’olio dell’ansia e consentire alla persona di riprendere il controllo della sua vita”.

Ritrovare il benessere, infatti, conclude la dottoressa, “consente di riprendere a gioire dei propri interessi, delle proprie relazioni, della propria vita, e permette di viverla pienamente. Chi di sicuro ha saputo vivere intensamente fino all’ultimo istante è stato il drammaturgo francese Molière. Il celebre autore teatrale è infatti morto poche ore dopo aver messo in scena, da attore protagonista, la prima rappresentazione di una delle opere che oggi più spesso associamo all’ipocondria: la commedia autobiografica Il malato immaginario”.

Conoscevate questo disturbo e le ripercussioni che può avere su chi ne soffre?

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