Cortisone e cortisonici sono farmaci utilizzati per trattare numerose condizioni di salute. Tuttavia, si sente spesso parlare dei loro possibili effetti collaterali, un aspetto che può preoccupare chi si trova a dover intraprendere una terapia di questo genere, soprattutto se di lunga durata. Cerchiamo dunque di fare più chiarezza sull’argomento per capire insieme cos’è il cortisone, a cosa serve, qual è la sua azione sull’organismo e, soprattutto, gli effetti indesiderati che potrebbe provocare.
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Nel linguaggio comune, quando si parla di “cortisone” in genere si fa riferimento ai corticosteroidi o cortisonici, un gruppo di farmaci impiegati per il loro effetto antinfiammatorio e le loro capacità immunosoppressive. Da un punto di vista medico e chimico, il cortisone è un ormone prodotto naturalmente dalle ghiandole surrenali del nostro organismo in condizioni di stress, con proprietà antinfiammatorie. Identificato per la prima volta negli anni Trenta dal premio Nobel per la medicina Edward C. Kendall, chimico statunitense, successivamente è stato sintetizzato in laboratorio e, in seguito ai buoni risultati ottenuti sui malati di artrite reumatoide e altre patologie, è iniziata la produzione farmaceutica. I corticosteroidi a cui facciamo riferimento sono dunque dei farmaci con una struttura chimica simile a quella del cortisone prodotto dall’organismo, preparati per avere la stessa azione.
Esistono diversi tipi di cortisonici, tra i quali rientrano cortisone, prednisone, idrocortisone e desametasone, solo per citarne alcuni. I corticosteroidi possono essere usati in forme differenti, ad esempio tramite assunzione orale o inalazione – metodo di solito indicato per le patologie croniche che richiedono questo genere di terapia – iniezione, in genere utilizzata in condizioni di urgenza, e trattamenti topici (ovvero locali) tramite creme, lozioni e gel da applicare sulla pelle, oppure colliri per gli occhi.
Cortisone e cortisonici esercitano un effetto antinfiammatorio e immunosoppressivo: aiutano a ridurre la risposta infiammatoria o a prevenirla e agiscono sul modo in cui l’organismo risponde a determinati stimoli di tipo immunitario.
La funzione antinfiammatoria interviene sui sintomi con l’obiettivo di diminuire i disturbi provocati dalla condizione di cui si soffre, mentre, per quanto riguarda il sistema immunitario, questi farmaci vengono usati in presenza di patologie autoimmuni oppure in caso di trapianto di organo, ad esempio, situazioni in cui è necessario attenuare o sopprimere la reazione immunitaria.
Per queste ragioni i cortisonici possono essere impiegati per trattare problemi diversi, tra cui:
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Molte persone nutrono timori nei confronti dei cortisonici per via degli effetti collaterali che possono causare. I corticosteroidi, infatti, sono collegati a diversi effetti indesiderati che, tuttavia, non si manifestano necessariamente in tutte le persone e che dipendono, primariamente, dalla durata e dalla dose del farmaco, e solo in parte minore dalla tipologia di cortisonico utilizzato. Come spiega l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), tali conseguenze possono presentarsi in caso di terapie intensive e che durano a lungo, mentre i trattamenti brevi o locali di solito non comportano ripercussioni importanti.
Tra i principali effetti negativi che l’uso di cortisone e cortisonici può causare, ad esempio, ci sono:
Tra gli altri effetti collaterali possibili citiamo anche alterazioni dell’umore, difficoltà ad addormentarsi, debolezza muscolare e ossea e maggiore suscettibilità verso le infezioni, dovuta al fatto che cortisone e cortisonici sono immunosoppressori. Tuttavia si tratta di un rischio di modesta entità, generalmente collegato a terapie con elevati dosaggi su soggetti maggiormente predisposti alle infezioni, ad esempio perché immunocompromessi.
Ricordiamo che è bene riferire al medico tutte le terapie farmacologiche che si stanno eventualmente seguendo, per evitare possibili interazioni dei cortisonici con altri farmaci, e che i trattamenti a lungo termine a base di queste sostanze non vanno interrotti bruscamente. Quando si assumono cortisonici per tanto tempo, infatti, le ghiandole surrenali possono secernere meno cortisone di quanto farebbero normalmente. Se la cura viene bloccata in modo improvviso non si dà loro il tempo di ricominciare a produrlo nella giusta quantità, rischiando di andare incontro a una serie di disturbi legati all’assenza di questo ormone. Di conseguenza, è essenziale ridurre gradualmente il farmaco sotto la supervisione del medico.
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Come abbiamo capito, dunque, cortisone e cortisonici sono farmaci molto importanti in determinate situazioni: rappresentano il trattamento più utilizzato per far fronte a specifiche problematiche e in certi casi possono essere dei veri e propri salvavita. Come può accadere con altri farmaci, possono provocare una serie di effetti collaterali. Tuttavia, spiegano gli esperti, non bisogna averne timore nel momento in cui i corticosteroidi vengono prescritti nelle dosi giuste e sotto il controllo del medico, anche perché si tratta di effetti ormai noti, che è possibile controllare e che non si verificano in tutti i pazienti.
Deve essere sempre il medico a valutare l’opportunità di prescrivere questo tipo di farmaco, in base alla singola situazione e tenendo conto dell’eventuale presenza di condizioni che potrebbero rendere l’uso di cortisonici controindicato. Se abbiamo delle domande circa i possibili effetti avversi rivolgiamoci con fiducia al nostro medico o allo specialista che ci segue: è il modo migliore per fugare ogni dubbio ed essere più consapevoli circa i rischi e i benefici di questi trattamenti.
Fonti:
issalute.it
msdmanuals.com
mayoclinic.org
humanitas.it
ausl.re.it
paginemediche.it
arthritis.org
gavazzeni.it
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