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In questo articolo vogliamo parlarvi di un argomento di grande rilevanza a livello sociale, ma che spesso viene sottovalutato: le relazioni intergenerazionali e i benefici che queste possono portare, sia a bambini e adolescenti che ad anziani. Viviamo in una società sempre più dinamica e tecnologica, dove il gap generazionale si sta allargando e spesso sfocia in veri e propri scontri o conflitti, e dove il contatto umano rischia di perdersi. Mai come oggi abbiamo la sensazione di un profondo distacco tra over 65 e giovani, eppure queste relazioni sono fondamentali per la società, in quanto è proprio nella costruzione di un dialogo strutturato e condiviso tra generazioni diverse che possiamo trovare la chiave per un sviluppo, individuale e collettivo, più ricco e appagante.
Scopriamo insieme perché queste relazioni sono così importanti, soprattutto per gli anziani, e come possiamo favorirle nella nostra quotidianità.
Il dialogo intergenerazionale è una forma di interazione tra persone appartenenti a generazioni diverse, come avviene nel caso di nonni e nipoti, e che ha benefici per entrambe le parti coinvolte. Ma attenzione, perché non si tratta solo di un mero scambio di informazioni, ma di una vera e propria condivisione di esperienze, valori, storie e conoscenze. È un mutuo scambio, favorito dal fatto che bambini e adolescenti hanno bisogno di attenzioni e supporto costanti che spesso vengono a mancare, mentre gli anziani si trovano in un momento della vita in cui hanno molto tempo a disposizione per occuparsi di loro e fornire il tipo di stimolazione di cui necessitano per crescere.
Questo tipo di dialogo può avvenire in vari contesti, dalla famiglia alla comunità, fino ad arrivare a programmi specifici organizzati da enti e associazioni. L’obiettivo principale è quello di creare un ponte tra giovani e anziani, tra passato e futuro, favorendo nel presente un arricchimento reciproco che va oltre le differenze di età.
In un mondo sempre più digitalizzato e individualista, in cui si sta perdendo il senso di coesione sociale, a rimetterci sono soprattutto gli anziani, che rischiano di sentirsi soli. L’isolamento sociale e la solitudine sono un problema di sanità pubblica che può avere ripercussioni negative sulla salute fisica e mentale di over 65. Essere soli, infatti, ha un grosso impatto sul cervello: studi scientifici hanno dimostrato che questa condizione riduce il volume delle aree cerebrali deputate all’apprendimento e alla memoria, aumentando le probabilità di decadimento cognitivo rispetto a coloro che mantengono la socialità nel corso degli anni. L’isolamento sociale è quindi associato a un’atrofia delle zone cerebrali fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento di alcune importanti funzioni cognitive, necessarie per far fronte al fisiologico deterioramento legato all’età e a una predisposizione genetica alle demenze.
Durante l’invecchiamento, infatti, l’individuo va incontro a una serie di modificazioni psico-fisiche che possono interferire con la sua capacità e volontà di interagire con l’ambiente circostante e con le persone. Se a questi cambiamenti si aggiungono però anche solitudine e isolamento, l’anziano è più a rischio di incorrere in un peggioramento della salute generale, con una conseguente peggiore qualità di vita. Alzheimer, depressione, declino cognitivo e perfino alcune malattie cardiovascolari: la solitudine può velocizzare il processo di decadimento dell’organismo, costituendo un importante fattore di rischio per queste patologie.
Rendere la vita degli anziani meno solitaria può essere di grande aiuto, e in questo senso il dialogo intergenerazionale rappresenta una soluzione efficace. I giovani, con la loro energia e vitalità, possono offrire compagnia e stimoli nuovi, mentre gli anziani forniscono una prospettiva diversa su alcuni eventi, attuali e non, e trasmettono valori importanti.
Non si tratta di uno scambio unidirezionale: le relazioni intergenerazionali portano numerosi benefici sia ai giovani che agli anziani. Bambini e adolescenti ottengono quel supporto, anche emotivo, di cui hanno bisogno, oltre all’acquisizione di nuove conoscenze e valori derivanti dall’esperienza di vita di persone più avanti con l’età. Inoltre, questo scambio può favorire il miglioramento delle abilità sociali dei più piccoli, così come il pensiero critico e l’interazione sociale. Di fondamentale importanza è anche lo sviluppo di atteggiamenti positivi verso la terza età, che vanno a diminuire quel gap generazionale tra giovani e anziani spesso difficile e conflittuale.
Ma veniamo ora agli anziani. Prima di tutto, queste relazioni migliorano il benessere emotivo generale: avere qualcuno con cui parlare e condividere momenti piacevoli riduce il senso di solitudine, con tutti i benefici che ne conseguono anche a livello psico-fisico. Come abbiamo visto, infatti, un aspetto importantissimo è quello che riguarda la salute mentale: interagire con persone più giovani, interessate a conoscere il passato e le esperienze di vita degli anziani, aiuta a mantenere la mente attiva e vivace. Per non parlare poi del fatto che il confronto con le nuove generazioni permette agli anziani di rimanere aggiornati sulle innovazioni e sulle tendenze attuali, rendendo più facile adattarsi all’evoluzione della società e ai suoi cambiamenti.
Un altro aspetto è legato all’autostima. Con l’avanzare dell’età, il pensionamento e la solitudine, alcune persone possono sentirsi prive di uno scopo o di una qualche utilità: al contrario, sentire di poter ancora contribuire alla società grazie alle proprie competenze e conoscenze rafforza il senso di valore personale e fa ritrovare la vitalità perduta. Gli anziani, vedendo che i giovani li considerano punti di riferimento e che desiderano imparare da loro, sviluppano un maggiore senso di soddisfazione e realizzazione.
Promuovere questo scambio è di fondamentale importanza, e ci mostra come generazioni apparentemente distanti tra loro possano in realtà supportarsi e completarsi a vicenda.
Avviare uno scambio intergenerazionale non è difficile, ma richiede un po’ di impegno e di volontà. Le possibilità non mancano, vediamo alcuni esempi:
Come abbiamo visto, quindi, le relazioni intergenerazionali sono una risorsa preziosa per il benessere degli anziani. Favorire questi scambi arricchisce non solo la loro vita, ma anche quella dei giovani, creando una società più coesa e armoniosa.
Fonti:
thesis.unipd.it/
Immagine in evidenza di AJ_Watt/gettyimages.it
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